“A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager.” - Primo Levi
Nel 2000 insieme ai colleghi Elena Giuliano e Gianfranco Sammartino ho avuto l'onore di intervistare alcuni degli ultimi superstiti della provincia di Cuneo deportati nei lager. Tra questi l'indimenticabile incontro con Diego Verardo. È stato possibile realizzare queste interviste grazie alla collaborazione di mia sorella Katya Gallesio, che è stata disponibile a gestire tutta la parte tecnica.?Diego Nicolò Verardo, nato il 6 dicembre 1914 a Brugnera (allora in provincia di Udine, oggi di Pordenone), di famiglia contadina, negli anni '30 intraprese la carriera militare, ma dopo l'8 settembre 1943 entrò nei partigiani. Arrestato a Brugnera dalle Brigate Nere ed SS il 2 dicembre 1944 fu portato al comando SS a Pordenone, dove subì interrogatori e torture. Rifiutatosi di denunciare i compagni nonostante la minaccia di impiccagione, restò detenuto nel carcere di Udine dal 6 dicembre, poi fu deportato a Flossenbürg (trasporto Tibaldi n. 114), dove giunge il 21 dicembre seguente. Gli venne assegnato il numero di matricola 40322 e fu classificato come detenuto politico. Il 26 gennaio 1945 viene trasferito a Kamenz, sottocampo di Gross Rosen; poi ancora a Dachau, dove arriva il 26 marzo seguente: qui gli fu assegnato il numero di matricola 145876 e fu classificato come Schutzhäftlinge (prigioniero per motivi di sicurezza). Infine è trasferito nel sottocampo di Monaco-Riem. Venne liberato durante la marcia di evacuazione dal campo, nell'aprile 1945. Nel dopoguerra si trasferì dal Friuli a Cuneo. E' stato presidente della sezione Aned di Cuneo. (Barbara Gallesio)