Diego Verardo. Dalla Russia a Flossenburg

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Diego Verardo, medaglia d'argento al valor militare, racconta la sua ritirata di Russia, il periodo da partigiano, l'arresto, il rifiuto di denunciare i compagni e la deportazione nel Lager di Flossenbur. Nel 2000 insieme ai colleghi Elena Giuliano e Gianfranco Sammartino ho avuto l'onore di intervistare alcuni degli ultimi superstiti della provincia di Cuneo deportati nei lager. Tra questi l'indimenticabile incontro con Diego Verardo. È stato possibile realizzare queste interviste grazie alla collaborazione di mia sorella Katya Gallesio, che è stata disponibile a gestire tutta la parte tecnica. Diego Nicolò Verardo, nato il 6 dicembre 1914 a Brugnera (allora in provincia di Udine, oggi di Pordenone), di famiglia contadina, negli anni '30 intraprese la carriera militare, ma dopo l'8 settembre 1943 entrò nei partigiani. Arrestato a Brugnera dalle Brigate Nere ed SS il 2 dicembre 1944 fu portato al comando SS a Pordenone, dove subì interrogatori e torture. Rifiutatosi di denunciare i compagni nonostante la minaccia di impiccagione, restò detenuto nel carcere di Udine dal 6 dicembre, poi fu deportato a Flossenbürg (trasporto Tibaldi n. 114), dove giunge il 21 dicembre seguente. Gli venne assegnato il numero di matricola 40322 e fu classificato come detenuto politico. Il 26 gennaio 1945 viene trasferito a Kamenz, sottocampo di Gross Rosen; poi ancora a Dachau, dove arriva il 26 marzo seguente: qui gli fu assegnato il numero di matricola 145876 e fu classificato come Schutzhäftlinge (prigioniero per motivi di sicurezza). Infine è trasferito nel sottocampo di Monaco-Riem. Venne liberato durante la marcia di evacuazione dal campo, nell'aprile 1945. Nel dopoguerra si trasferì dal Friuli a Cuneo. E' stato presidente della sezione Aned di Cuneo.Questo è la prima parte dell'intervista a Diego Verardo di cui ho già pubblicato, in sezioni più brevi, tutto quanto concerneva la deportazione e la liberazione. Mi scuso se l'audio e il video non sono eccellenti, ma quando è stata registrata, nel 2000, i mezzi che avevamo a disposizione erano molto limitati. (Barbara Gallesio)