È la storia di un uomo spiato nella sua quotidiana eccezionalità della vita e delle aspettative. Queste, ormai tutte riversate sulla figlia e sul suo futuro, sono le aspettative dell'uomo comune, sacrificato dagli anni e dalle catene di montaggio, non solo reali ma anche metafora di una vita alienata, senza soluzione di continuità. Però, il mondo gira e cosi anche la fortuna. Per la figlia Anna, si apre il cancello della fabbrica. Un lavoro temporaneo, ma pur sempre un lavoro. Un posto in prestito, ma pur sempre un lavoro. Lui, il padre, l'ha vissuta la fabbrica, e non è certo una bella condizione, però pensa che sia stata una gran fortuna, con la crisi che c'è. Poi, lui l'ha visto quel posto in cui lavora la figlia. Un bell'edificio, il guardiano all'ingresso con giacca e cravatta. Sembra tutto perfetto e sembra che nulla possa sporcare il bianco della sua camicia stirata. Nemmeno la morte di Anna. Anzi, anche questa è bianca. Il film e i titoli di coda sono accompagnati da One says white, la colonna sonora. Scritta da Valeria Siragusa, la canzone ripercorre il narrato nel film, ma, a raccontare la storia, questa volta è la voce di Anna. (StanzaDeiBalocchi)