In questo servizio proviamo a raccontare un viaggio, fatto di molte domande e risposte, nell'inferno delle violenze contro le donne, nelle battaglie civili e culturali per fermarle e nella realtà delle strutture che accolgono e tutelano le vittime. Sono state più di cento le donne uccise - solo in Italia - nel 2012, quasi tutte vittime di mariti, compagni fidanzati, ex, familiari e nel mondo le donne e le bambini colpite dalle violenze sono più di un miliardo: numeri impressionanti, drammatici e inaccettabili di vite martoriate e calpestate e le violenze sono tante, troppe anche a Genova. Lo confermano i dati del centro provinciale antiviolenza di via Mascherona. RITA FALASCHI Responsabile ufficio Pari Opportunità Provincia di Genova: Il centro antiviolenza, aperto a Genova dal 2009 nelle intese tra Provincia, Regione, Comune e associazioni è il fulcro della rete e attraverso i servizi sociali di Genova e degli altri Comuni può utilizzare case di accoglienza protette. Una struttura essenziale, messa però a rischio dai tagli nazionali ai bilanci degli enti locali e della Regione, che apre e sostiene il difficile e lungo cammino delle vittime per ritrovare vita e diritti. MANUELA Equipe Centro provinciale antiviolenza via Mascherona: Rivolgersi al centro provinciale antiviolenza non significa quindi arrivare subito alla fine delle sofferenze, delle umiliazioni, dei rischi, ma essere aiutate e sostenute nel faticoso e duro viaggio per uscirne. Come Patrizia. Il nome è inventato, e non importa e non vi diciamo se è italiana o straniera, ma la sua storia, seguita in ogni fase dal centro di via Mascherona è verissima. SARA Equipe Centro provinciale antiviolenza via Mascherona. L'allontanamento dalla propria casa di una vittima di violenze a prima vista sembrerebbe la prima cosa da fare. In realtà non sempre è così, spiegano al centro, perché è un fatto comunque traumatico e potrebbe essere controproducente per una donna in un periodo particolarmente fragile. Le violenze in famiglia colpiscono anche molti bambini, vittime dirette di abusi e maltrattamenti o costretti a vedere quelle subite dalle madri. Alle radici delle violenze non ci sono quasi mai problemi di alcol, droga o turbe psichiche, ma in qualche caso la ripetizione delle violenze subite da questi uomini nell'infanzia e, soprattutto assurde e feroci pretese di dominare e sottomettere le donne. Se il 14 febbraio donne e uomini hanno danzato e cantato insieme in tutto il mondo Break the Chain, per spezzare l'infinita catena di omicidi, stupri, aggressioni, minacce, stalking e discriminazioni, vedere le immagini del flash mob antiviolenza a New Delhi ha toccato forse le emozioni più forti, nel ricordo di Damini, ragazza di ventitre anni vittima il 16 dicembre nella capitale indiana dell'ottusa ferocia di un branco che l'ha aggredita, stuprata e massacrata, facendola morire dopo due settimane di agonia. Sulle piazza di tutto il mondo l'energia del flash mob lanciato da Eve Ensler ha fatto vibrare la Terra: di rabbia, determinazione, orgoglio e coraggio che ha unito le donne dell'Africa, dell'Asia, dell'Australia, delle Americhe e dell'Europa dove in Italia anche Genova ha danzato a De Ferrari. VALENTINA GENTA organizzazione One Billion Rising a Genova: E Genova per fermare e prevenire le violenze fa rete anche in Europa con il programma Daphne. La Provincia, nel gruppo locale coordinato da Agorà, ne ha ospitato anche i partner di Polonia e Portogallo, mettendo a confronto azioni e progetti contro la violenza. KATARZYNA MILANOWSKA-PIATEK Fundaja Merkury (Walbrzych, Polonia) capofila progetto Daphne e LUISA OLIVEIRA associazione Desincoop (Guimarães, Portogallo): Perché una rete sempre più forte può davvero spezzare le catene Visita la pagina dedicata a Solidarietà e Pari Opportunità sul sito della Provincia di Genova http://www.provincia.genova.it