Design for People

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Oggi la parola design è intesa sempre più spesso come moda, tendenza, fashion e glamour, associati agli oggetti. Oggetti di lusso, prodotti in serie estremamente limitate e costi esorbitanti sembrano essere caratteristiche comuni a tutto ciò che i media tendono a etichettare come oggetto di design. Fortunatamente, oggi come nel passato, non tutto ciò che è frutto di un lavoro di progetto rispecchia questa distorsione e un design più etico trova manifestazioni in aziende, prodotti e designer, anche se tutto ciò raramente viene riportato sulle pagine delle riviste patinate. Un design democratico, design for people appunto, è praticabile e perseguibile. Questo non significa approdare necessariamente a produzioni di massa con un contenuto progettuale scarso se non nullo, il cui unico obiettivo è peraltro il solo guadagno economico. Design democratico può significare una produzione a basso costo con un'elevata qualità di progetto, partendo dalle esigenze delle persone e approdando a oggetti onesti e giusti. Tutto ciò necessità di una sinergia tra grandi aziende o grande distribuzione e designers in grado di rinunciare all'ossessione dello star-system imperante in questi ultimi decenni e che ha portato a quella visione del design come autocelebrazione del progettista, anziché alla creazione di oggetti con un contenuto progettuale alto. Gli esempi presi in considerazione partono dalla FIAT 500, passando per la Vespa Piaggio, la Polaroid, le aziende IKEA e Muji e per finire con l'iniziativa COOP Eureka. (Clasdip)