Cambiano in fretta il mondo e il lavoro, il valore del lavoro e le sue forme. Cambiano i media, resta l’esigenza: fare informazione popolare sui temi del lavoro, della pace, della lotta alla mafia. Il rotocalco «Lavoro» - pubblicato dalla Cgil tra il 1948 e il 1962 - ha rappresentato un caso editoriale unico e irripetibile della storia sindacale, un rotocalco “popolare” dal taglio moderno, perfettamente in grado di competere, per la raffinatezza delle illustrazioni e la qualità della veste grafica, con le riviste di attualità più in voga nell’Italia degli Anni Cinquanta. Fondato nel 1948, prodotto esemplare della visione “nazionalpopolare” di Giuseppe Di Vittorio, in pochi anni – con l’arrivo alla direzione di Gianni Toti, straordinaria figura di giornalista e poeta, e grazie a una redazione di giovani giornalisti, alcuni dei quali con un grande futuro – «Lavoro» compirà una piccola rivoluzione nella stampa sindacale, segnalandosi per la modernità dell’iconografia e dei linguaggi e per l’ampiezza dei temi affrontati: non solo sindacato ma anche letteratura, cinema, fotografia, tempo libero. Oggi siamo chiamati a ripensare alla comunicazione del lavoro, agli strumenti, ai linguaggi e ai canali attraverso i quali promuovere il valore e la centralità del lavoro non solo come diritto, ma come fattore essenziale di sviluppo e crescita sociale. Abbiamo presentato il libro di Rossella Rega, dottore di ricerca in Scienze della Comunicazione, Sapienza Università di Roma, assieme ad Alberto Abruzzese, docente di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi all’Università IULM di Milano, Gianni Cervetti, Presidente ISEC Sesto San Giovanni, Stefano Landini, responsabile organizzazione della Cgil Lombardia, Stefano Rolando, docente di Politiche pubbliche per le comunicazioni e di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica all’Università IULM di Milano, Tarcisio Tarquini, giornalista e presidente di Edit Coop. Durante l’incontro abbiamo presentato anche questo video che ricostruisce l’esperienza di «Lavoro», con una videointervista a Pia Abelli Toti - compagna di Gianni Toti e testimone privilegiata di quella esperienza - e con il materiale d’archivio della Breda di Sesto San Giovanni.