Lultima nostra ricerca riguarda le lotte bracciantili degli anni 50. E la ricerca dell'identità, di Zopito che cerca il padre che lo ha generato, scomparso dopo gli arresti e l'emigrazione, avvenuti in seguito alla mobilitazione dei braccianti per avere pane e lavoro; ma anche dellidentità politica e, comunque, la ricerca, dellidentità artistica. Chi sono i nostri padri? Zopito, alla fine dello spettacolo dice: Siamo noi i nostri padri, noi figli. E il paradosso. L´opera, scritta e diretta da Giacomo Vallozza, ha vinto tre premi letterari nazionali (Garcia Lorca di Torino, Premio Ombra di Verona e Villa Rosa per la cultura di Teramo) ed ha avuto una menzione speciale al Premio Annalisa Scafi di Roma. "E principalmente un lavoro sulla memoria", spiega il regista "perché i fatti tragici di quel 1950 e soprattutto i loro protagonisti non vengano dimenticati. Ma è anche un modo di interrogarsi sull´eredità che i nostri padri ci hanno lasciato, eredità ignorata, dimenticata o, nella migliore delle ipotesi, tradita." Lo spettacolo narra della vicenda di Zopito, un giovane loretese che si mette sulle tracce del padre naturale, scomparso in seguito agli arresti avvenuti in Piazza Garibaldi a Loreto per un blocco stradale, il 22 marzo 1950. Zopito padre ha infatti scontato, come altri giovani loretesi, 18 mesi di carcere a Chieti e poi è scomparso. Zopito figlio trova documenti negli archivi, chiede agli amici del padre, ma ad un certo punto di lui non si sa più nulla. Alla fine è la madre di Zopito, Maria, che mostra al figlio una lettera, arrivata nel Natale del ´52. Nella lettera Zopito padre dice che è fuggito per la vergogna del carcere, per la vergogna di non avere un lavoro, di non poter sposare Maria perché nullatenente. E va via lontano, con il dolore di non poter conoscere mai suo figlio. Un giorno però, inaspettatamente, Zopito padre torna; per rivedere il paese natio, gli amici, Maria. L´emozione è così grande che non riesce più a parlare. Passano giorni mesi e Zopito non parla. Fino a che, avvicinatosi il giorno della partenza, dopo le feste natalizie, il figlio naturale e i suoi amici gli preparano una sorpresa: gli cantano il sant´Antonio, ché da giovane anche lui aveva cantato, interpretando proprio la parte del santo. E prima della preghiera è lo stesso Zopito padre che toglie la parola al figlio e comincia a parlare. E la sua preghiera è un inno all´amore, alla pace, alla fratellanza. Si ricompone dunque idealmente la comunità loretese, con il riconoscimento reciproco di padri e figli. Lo spettacolo coinvolge e appassiona. Attraverso canti e rievocazioni di feste religiose, il gioco teatrale a volte di una comicità irresistibile, altre volte surreale e sognante, è sempre sostenuto da un ritmo incalzante e nonostante i materiali poveri della scena convince pienamente il lavoro dei cinque attori presenti sulla scena che interpretano figli e genitori: Fausto Roncone, Serena Magazzeni, Giacomo Vallozza, Giuliana Antenucci e Tommaso di Giorgio.