di Stefano Tricoli Responsabile INCA Belgio. Alle 7 del mattino 274 minatori scesero nel pozzo, per il primo turno. Appena un'ora dopo scoppiò un incendio nel sottosuolo, a 975 metri di profondità. Le squadre di soccorso furono prontamente avvertite, ma il loro intervento durò un'eternità: alla fine della prima giornata il bilancio era stato di 13 superstiti e 9 morti, ma 253 minatori erano ancora prigionieri nella miniera in fiamme; a una settimana dallo scoppio dell'incendio furono ritrovati 85 corpi esanimi; solo il 22 agosto, ossia due settimane dopo lo scoppio della miniera, i sauveteurs arrivarono all'ultimo livello, nella speranza di trovare dei sopravvissuti non ancora raggiunti dall'esalazione inodore ed incolore dell'anidride carbonica. In quella mattinata fu stilato il triste bilancio: i sopravvissuti erano 13, i morti 262 tra cui 136 italiani, 95 belgi, 8 polacchi, 6 greci, 5 tedeschi, 2 francesi, 3 algerini, 3 ungheresi, un inglese, un olandese, un russo e un ucraino. Questi uomini avevano lasciato 183 vedove, più di 400 orfani e una regione segnata per sempre. Il razzismo. Spesso, sulle porte delle case da affittare i proprietari scrivevano a chiare lettere ''ni animaux, ni étranger''.