LALIBERTA'

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1874. Cronaca di una rivolta mancata. Di Domenico de Ceglia & Carlo Pisani Nei pressi di Castel del Monte, nella Puglia del 1874, delle centinaia di partecipanti ad una rivolta anarchista contro il Regno d’Italia, si ritrovarono solo in sei. In tale sparuto numero cercheranno di convincere i contadini ad andare verso LALIBERTA?. […] Pinaccia: "Ma è lontana Lalibertà?" Urino: "No, dicono che è vicina..." Pinaccia: "...perchè se fosse lontana non ci sbrigheremmo più con queste maledette sementi" Tonino: "Ma a Lalibertà non c'è fretta di piantare le sementi, perchè si lavora tutti e si lavora di meno... Cafiero ha detto che anche i padroni lavoreranno con noi..." Urino: "Ma non c'è tempo di andare a Lalibertà, vuoi capirlo? Se noi lasciassimo la terra per un giorno, questa ci farebbe i dispetti e poi ci vorrebbe almeno una settimana per farla tornare buona di nuovo!." […] Tonino: "Sto cercando Lalibertà, mi hanno detto che tu sai dova sta" Nisio: "Non lo so.. non lo so dove sta, ma posso portarti vicino.. vieni con me!"[…] ll progetto di Domenico de Ceglia (media-educator e regista) nasce nel 2002 dietro diverse sollecitazioni e ha il suo esito nel novembre del 2004 con la prima proiezione pubblica del cortometraggio “Lalibertà: 1874. Cronaca di una rivolta mancata”. Prodotto dall’Ass. “Casa dei Popoli” e patrocinato dalla Provincia di Bari, si è avvalso dell’importante partecipazione di Carlo Pisani (diplomato SNC in regia – al 62° Festival Internazionale del Cinema di Venezia col film “Consuelo”), della collaborazione di Bianca Gervasio (fashion director Mila Shon – Milano), della competenza laboratoriale di Salvatore Marci (attore e regista teatrale). L'operazione filmica è stata a detta di molti coraggiosa, per la scelta di girare una fiction in costume partendo da un budget molto limitato, per la volontà di racchiudere una materia così complessa in venti minuti di narrazione, per la lingua dialettale che si era deciso di adottare. Influenze e ispirazioni 'Terra e libertà' di Ken Loach, ‘L’albero degli zoccoli’ di Ermanno Olmi, ’San Michele aveva un gallo’ dei fratelli Taviani, ‘Accattone’ di Pier Paolo Pasolini, ’Novecento’ di Bernardo Bertolucci. Premessa storica Al Sud, nella seconda metà dell’Ottocento, è mancata una industrializzazione tale da far emergere lotte di rivendicazione operaia di stampo socialista. La Storia meridionale ha visto la diffusione delle idee bakuniane attraverso Cafiero, Malatesta e Costa, ispirate all'anarchismo rurale che, dopo il 1872, a seguito della spaccatura interna alla Prima Internazionale, che pose su fronti opposti socialisti e anarchisti, si diffuse nell'Italia meridionale, in Grecia e in Spagna. Lo scopo dell’Internazionale, per gli anarchisti, non era la conquista del potere politico per mezzo dell’organizzazione partitica e ‘autoritaria’, ma l’emancipazione dei lavoratori per mezzo dei lavoratori stessi, attraverso l’abolizione dello Stato, visto come premessa del capitalismo medesimo. Si diffusero, così, azioni rivoluzionarie ispirate alla ‘propaganda del fatto’, ad atti dimostrativi ed esemplari con l’intento di rendere i lavoratori sfruttati coscienti della loro condizione e attivi protagonisti del rinnovamento sociale. La vicenda Il fatto narrato è ambientato nella Puglia del 1874, tra Molfetta, luogo d'incontro di alcuni rivoltosi guidati dall'anarchista Errico Malatesta, e Castel del Monte, luogo di ritrovo da cui, secondo il piano degli stessi rivoltosi, sarebbe dovuta partire la rivoluzione dal basso del popolo contadino sfruttato. Gli altri centri insurrezionali che avrebbero dovuto muoversi all'unisono sarebbero stati Firenze, Bologna e Roma, principali sedi amministrative del neonato Regno d'Italia. Delle centinaia che si diedero appuntamento ai piedi del Castello, si presentarono solo in sei. Ed in sei decisero ugualmente di partire al fine di arruolare nuove leve contadine ed innescare la miccia esplosiva che avrebbe dato il via alla prima rivolta anarchista della Storia. Ma presto i loro alti ideali si scontrarono con la nuda concretezza dei bisogni primari dei contadini sfruttati, con la ‘banale’ necessità di reperire il cibo, gli indumenti, un riparo.