Le storie del tabacco e la rivolta di Tricase 2.a parte

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15 maggio 1935. A Tricase, cittadina dell'estremo lembo meridionale del Salento, le operaie tabacchine scendono in piazza per protestare contro la volontà degli esponenti locali del Regime fascista di trasferire in un altro luogo il "Consorzio", lo stabilimento dove si lavorava il tabacco, eliminando così di colpo centinaia di posti di lavoro. La manifestazione presto degenera in un vero e proprio assalto al Municipio, che la forza pubblica respinge sparando sulla folla. Alla fine degli scontri, il bilancio di questa tragica vicenda sarà di cinque morti e diverse decine di feriti, e in seguito - anche per la dura repressione condotta dal Regime - una cappa di silenzio calerà su quella che Giuseppe Di Vittorio definirà "la rivolta di Tricase". Di questa e di altre storie tratta lo spettacolo Memorie della terra, in cui musica e racconto orale si intrecciano in un viaggio nella memoria del lavoro agricolo nel Salento della prima metà del novecento, il periodo storico che vide i lavoratori della terra reagire alle condizioni di odioso sfruttamento con una grande stagione di lotte politiche e sociali, culminate negli scioperi delle operaie tabacchine e nell’occupazione delle terre del feudo d’Arneo. Nel corso dello spettacolo, la lettura di alcuni racconti - tratti da una ricerca condotta a partire dalle testimonianze orali dei protagonisti - viene affiancata dall’esecuzione di canti tradizionali di argomento politico e sociale, che in molti casi contengono espliciti riferimenti alle vicende narrate (tra gi altri: Lu sule calau calau, Fimmene fimmene, La tabbaccara, Madonna mia ce sta succede, Le tabbacchine di Aradeo, Maledettu lu Cinquanta, Scusati amici cari, Il canto dell'Arneo). Altri canti accompagnano lo svolgimento dello spettacolo: La cupa cupa vene de Pasticcia e La masseria Stranese sono la "colonna sonora" dei lavori stagionali in Lucania, il lamento funebre ricorda i morti di Tricase, Canaja canaja e La Ceserina sono canti del carcere. Ne emerge un racconto avvincente di una stagione fondamentale per l’emancipazione delle plebi meridionali e per l’affermazione dei diritti civili e sociali nel nostro paese, vista dal basso, dalla narrazione viva dei protagonisti. Testi di Vincenzo Santoro voci narranti: Vincenzo Santoro e Anna Cinzia Villani canti eseguiti da: Daniele Girasoli (voce, tamburello, cucchiai, armonica a bocca) Maria Mazzotta (voce, tamburello, cupa cupa) Enrico Noviello (voce, tamburello, chitarra battente) Anna Cinzia Villani (voce, organetto diatonico, armonica a bocca, tamburello) www.vincenzosantoro.it/dblog/articolo.asp?ID=347