Coloro che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo (G. Santayana, epigrafe all’ingresso del lager di Dachau). Il documentario "Le radici nascoste" costituisce un esempio di come si possa creare un laboratorio di storia coinvolgendo differenti generazioni, dando vita ad un prodotto di grande valore esplicativo ed elevata capacità evocativa. Il titolo del progetto nel quale si colloca il lavoro è "Senza memoria non c’è futuro". Il filmato offre molti spunti di riflessione. In primo luogo si avverte il recupero delle esperienze personali dei testimoni, che consente alle persone di ricostruire la propria storia personale assegnandole coerenza e significato. Le memorie individuali dei testimoni si trasformano così in memorie collettive. Il paese, inteso come comunità, è spesso l'ambiente verso il quale si avvertono intensi sentimenti. Esso esprime il sentirsi "a casa", è lo spazio che meglio soddisfa il bisogno di sentirsi protetti, riconosciuti e accettati dagli altri. Il senso di appartenenza, tra le nuove generazioni, si costruisce anche attraverso il ricordo di ciò che è stato. È fondamentale portare la storia a scuola, discutere e riflettere con gli studenti, per formare giovani coscienti del fatto che quello che oggi noi tutti diamo per scontato (libertà di parola, di pensiero, di associazione) è il prodotto del sacrificio di chi ha scelto di lottare per un mondo più giusto, libero e senza guerra. Le musiche originali sono degli Yo Yo Mundi Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la Provincia di Alessandria e il Comune di Solero. (Comunicando2000) Le scene di guerra in b/n sono tratte da ROSA un corto realizzato da COMUNIcando nel 2001, rielaborazione di una storia vera.