Sono morto ma...

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Il documentario si propone di affrontare i problemi della storia orale in chiave cinematografica. La narrazione di Amos Pampaloni, ridotta da 3h e mezza a 37minuti, sintetizza la testimonianza del reduce e sopravvissuto, valorizzando il punto di vista personale e rispettando la scelta del narratore legata al suo flusso ininterrotto di memoria (il girato di 3h è senza stacchi). Per questo si è scelto di non utilizzare materiali di repertorio (ad es. filmati "Luce"), ma piuttosto film di fiction che in qualche modo potessero sorreggere il racconto sia visualmente che esteticamente. La fiction è anch'essa un punto di vista frutto dell'immaginario (in questo caso il tema della guerra e dell'8 settembre '43). Si è dunque operato filologicamente ove possibile, anche nella scelta delle musiche di commento. La scelta delle luci, delle inquadrature, del montaggio dei punti di vista delle 3 mdp, dovrebbe sostenere il racconto, i flashback e la tensione dei fatti così come affiorano nel ricordo del protagonista. Una riflessione sul senso della storia a partire dal personale, per tracciare ipotesi più generali, affidate allo spettatore che ne farà l'uso migliore... THCinema (thcinema@libero.it)