San Severo: Gli invisibili delle campagne di raccolta

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Video documento del convegno tenutosi a San Severo sul lavoro nei campi dei migranti. Riprese e montaggio a cura di Antonio D'Anzeo. Le iniziative di lotta per contrastare il lavoro nero degli immigrati ed il fenomeno ancora in uso del caporalato hanno riunito Martedì 31-Luglio-2012 in piazza Allegato a San Severo (FG) alcuni esponenti come: Nicola Fratoianni, assessore alle politiche di cittadinanza Regione Puglia. Ivan Sagnet, coordinatore "Gli invisibili delle campagne di raccolta". Tonino d'Angelo, coordinamento provinciale associazione LIBERA-nomi e numeri contro le mafie. Jean Rene' Bilongo, comitato Immigrati/e Cgil nazionale. Francesca Abbrescia, segretaria regionale Cgil Puglia. Daniele Calamita, segretario generale Flai Foggia. Dopo l'introduzione di Daniele Calamita sul tema dello sfruttamento degli immigrati e della violazione dei diritti dei lavoratori in Capitanata, Ivan Sagnet ha evidenziato il fenomeno del caporalato. Infatti Ivan trasferendosi da Torino nella provincia di Foggia per lavoro, è venuto a conoscenza di tale fenomeno. Oggi nonostante la legge rende il caporalato reato penale, esso è ancora in uso. Il tema in questione fa rabbrividire, poiché gli argomenti trattati riguardano lo sfruttamento dei lavoratori agricoli di colore e dei loro diritti come persone. Ivan evidenziando e sottolineando questo abuso ha voluto denunciare pubblicamente che nonostante l'Italia sia una nazione all'avanguardia presenta ancora molte lacune. Ci sono negrieri che pretendono soldi se devono accompagnare un malato di colore al pronto soccorso, ci sono ancora speculatori che vivono sulle spalle dei migranti approfittando del loro stato di debolezza e di bisogno. Nella provincia di Foggia, nei pressi della stazione ferroviaria di Rignano scalo, c'è un vero villaggio di immigrati fatto di baracche realizzate con materiale trovato e riciclato. Gli abitanti di questo villaggio sono circa quattrocento ma diventeranno ancora di più molto presto. Questa notizia ci viene fornita da Padre Arcangelo, un missionario che porta in questo villaggio conforto, speranza ma soprattutto cultura e dignità. Padre Arcangelo con i suoi missionari si reca in quel ghetto per insegnare l'italiano, raccogliere testimonianze e portare supporto morale. Le persone vivono in modo indecente in quel villaggio fatto di case di cartone rivestite di cellophane. Ci sono i servizi igienici chimici, non c'è rete fognaria. Ci sono delle cisterne di acqua potabile che vengono riempite ma molte volte le persone del villaggio rimangono senz'acqua. Non ci sono le docce, non ci sono mezzi pubblici, non c'è energia elettrica. Tuttavia gli abitanti si sono adeguati a quel sistema di vita anche perché si sono creati all'interno del loro villaggio un piccolo negozio di generi alimentari, un bar e c'è persino un night dove si alimenta la prostituzione. Ma questo si sa' quello che non si immagina e che durante l'inverno queste persone vivono al freddo senza medicine, senza aiuti, sotto la pioggia ma soprattutto senza dignità. Nel pomeriggio del 31-Luglio-2012 in piazza Allegato il messaggio è stato proprio quello di ridare dignità a questi lavoratori che per vari motivi sono stati costretti a lasciare la loro nazione e cercare rifugio altrove. Noi come cittadini abbiamo il dovere di accogliere queste persone, dargli la cittadinanza poiché lavorano in questo paese, far valere i diritti sanciti nella costituzione, garantire loro un istruzione, garantire assistenza sanitaria e denunciare i soprusi nei loro confronti. Tutto questo non può succedere perché dietro al lavoro degli immigrati c è la malavita organizzata che gestisce ogni sorta di traffico. Il fatto più importante è che gli immigrati hanno sostituito i lavoratori agricoli italiani i quali venivano male retribuiti. Proprio per questa ragione si è creata una richiesta di manodopera che è stata colmata dall'arrivo degli immigrati. Questo bisogno di manodopera mal pagata ha dato origine al ghetto, piano piano si è formato il villaggio di lavoratori agricoli sfruttati dal caporalato. Se non facciamo qualche cosa di concreto per annientare la malavita organizzata rivedremo Radici in Capitanata. (ArtVillageSanSevero)