''Le stragi in Toscana''. Pillole di Resistenza. Ottavo episodio

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"Le stragi in Toscana" a cura di Gianluca Fulvetti, docente di storia contemporanea all'Università degli Studi di Pisa e membro del CdA dell'Istituto Ferruccio Parri di Milano. Ottavo episodio del video progetto "Pillole di Resistenza", curato dalla Rete toscana degli Istituti della Resistenza e dell'età contemporanea e promosso dalla Regione Toscana. #RaccontiamolaResistenza #25aprile2020. La «guerra ai civili» raggiunge in Toscana uno dei massimi gradi di intensità e di efferatezza, registrando tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945 più di 4.400 vittime in oltre 800 episodi, tra stragi, eccidi e uccisioni singole. È soprattutto l’estate di sangue del 1944 a segnare il picco quantitativo e qualitativo della guerra ai civili in Toscana. Alle necessità della guerra antipartigiana e del controllo del territorio, che già nei mesi precedenti avevano animato l’impiego spesso indiscriminato della violenza sulle popolazioni locali, si somma a partire dal giugno l’urgenza militare di rallentare a tutti i costi l’avanzata alleata; urgenza che porta i reparti della Wehrmacht e delle Waffen SS, non senza l’appoggio di fascisti e collaborazionisti, a scatenare a ridosso della linea del fronte grandi operazioni di bonifica del territorio, rastrellamenti e massacri di civili, ma anche uno stillicidio sparso di uccisioni che la ritirata tedesca si lascia dietro. Non solo le grandi stragi, come S. Anna di Stazzema e Civitella Val di Chiana, popolano la mesta cartina dell’estate di sangue toscana, ma altre meno note, ma non meno atroci, come nel caso della strage della Certosa di Farneta che Fulvetti tratteggia. È un salto di qualità quello che si compie nell’estate del 1944 che d’altro canto era già stato preannunciato con i grandi cicli antipartigiani che nella primavera del 1944 avevano colpito molte comunità toscane dell’Appennino e che avevano registrato la volontà delle autorità tedesche di gestire il dissenso non più con soluzioni politiche, ma con il ricorso alla violenza militare. L’eredità, materiale e morale, dei lutti che dilaniano la Toscana del 1944 lascia aperta e a lungo insoluta nel dopoguerra la domanda di giustizia dei familiari e delle comunità colpite, il cui dolore cade in un oblio di cui si rendono colpevoli le autorità politiche e giudiziarie italiane e alleate mentre il tentativo di dare un senso agli eventi o un volto ai “presunti” colpevoli finisce per sedimentare memorie “divise” e conflittuali destinate a mantenersi tali ancora a lungo.